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Demenza e stimolazione cerebrale profonda subtalamica nella malattia di Parkinson


Sono state valutate la prevalenza e l'incidenza cumulativa della demenza al follow-up a breve, medio e lungo termine dopo stimolazione cerebrale profonda ( DBS ) del nucleo subtalamico ( STN ) ( a 1.5 e 10 anni ), e sono stati esaminati i potenziali fattori di rischio per la demenza postoperatoria.

La presenza di demenza ( secondo il DSM-V ) è stata valutata retrospettivamente ad ogni follow-up postoperatorio in pazienti con malattia di Parkinson sottoposti a stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico bilaterale.
Sono stati studiati anche i fattori di rischio preoperatorio e perioperatorio dello sviluppo di demenza postoperatoria.

Per ogni paziente sono stati raccolti dati demografici, caratteristiche della malattia, farmaci, comorbilità, sintomi non-motori, scale motorie di malattia di Parkinson, scale neuropsicologiche al basale e complicanze perioperatorie.

Sono stati inclusi 175 pazienti in totale e 104 erano disponibili a 10 anni di follow-up.
La prevalenza della demenza è stata del 2.3% a 1 anno, dell'8.5% a 5 anni e del 29.8% a 10 anni.

L'incidenza cumulativa della demenza a 1, 5 e 10 anni è stata rispettivamente del 2.3%, 10.9% e 25.7%.
Il tasso di incidenza della demenza corrispondente è stato pari a 35.6 per 1.000 anni-persona.

Sesso maschile, età più avanzata, allucinazioni, punteggio frontale inferiore al basale ed emorragia cerebrale perioperatoria sono stati predittori di demenza.

Nei pazienti con Parkinson con stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico da lungo tempo, la prevalenza e l'incidenza della demenza non sono state superiori a quelle riportate nella popolazione generale con malattia di Parkinson.

Ad eccezione di pochi pazienti con emorragia cerebrale perioperatoria, stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico è risultata cognitivamente sicura e non ha fornito fattori di rischio di demenza oltre a quelli segnalati per la stessa malattia di Parkinson.
L'identificazione dei predittori di demenza in questa popolazione può migliorare la selezione dei pazienti e le informazioni sul rischio di esito cognitivo sfavorevole. ( Xagena2020 )

Bove F et al, Neurology 2020; 95: 384-392

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